La Cucina della Volpe Pescatrice

La Costiera Amalfitana ha una sua indiscussa scenografia.

Emerge dal mare con un andamento da merletto antico  e svetta verso il cielo con le cime aguzze dei suoi monti.

Un ambiente verticale, dove le strade si avvitano verso l’alto, in una serie di tornanti scavati nei fianchi della montagna, e i “giardini”, gli orti terrazzati, precipitano nel mare, disegnando sinuose geometrie a riflettere l’anarchia della roccia.

In questi luoghi, dove la terra coltivabile quasi non esisteva, con caparbietà e ingegno gli abitanti del luogo l’hanno strappata alla roccia e imprigionata dietro alle “macérine”, i muri di contenimento realizzati a secco, sistemando le pietre l’una sull’altra.

Ogni macerina delimita una “chiazza”, o terrazza, larga in media non più di cinque metri, e in ognuna di esse è ricavato un “orto con frutteto” oppure un “vigneto con frutti” .

Ma da sola la terra non bastava a sfamare la famiglia. Il contadino, allora, si fece pescatore.

Al pari della volpe, che spinta dalla fame si avventura sulla riva del mare, così gli antichi Amalfitani, nati fra i monti di Scala, intrapresero la via del mare per trafficare, giammai per puro spirito di avventura. Fu così che

la volpe che rincorre i pesci, raffigurata nell’enigmatico bassorilievo di Positano, assurge a sintesi simbolica del contadino-pescatore… e della sua cucina, che coniuga sapori di terra e fragranze marine,

legatissima alle stagioni e al territorio.

Un’infinita ambiguità, che crea nel piatto quel profumo di mistero e di magia, che si spinge ben oltre la semplice preparazione dei pasti… e getta le basi della tradizione.

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