Totani e Patate

La barca si muoveva lentamente verso l’area di pesca, noi a bordo, ci raccontavamo antiche storie marinare, e cantavamo e, nel mentre, ancora una volta ricontrollavamo le lenze: le ” totanare con le spugne di ami”; le esche, dette “pacculelle”, di solito pezzi di murena, considerata l’esca ottimale, poiché resistente ed appetibile, oppure acciughe o “saurielli” (suri) messi sotto sale. Controllavamo il gas, l’acetilene dall’odore nauseante che alimentava la nostra lampara, e issavamo la vela legandola all’albero del gozzo.

Partivamo molto prima del tramonto, con una luce interessante che esaltava i contorni dell’Isola di Capri, i suoi anfratti, le sue grotte i suoi archi naturali, la sua vegetazione, spesso capitava di essere “scortati” da uno stuolo di acrobatici delfini. La luce era preziosa all’andata perché ci permetteva di stabilire la rotta che era determinata dall’allineamento di tre punti fissi – di solito una casa, una roccia, un albero – che allineandosi dalla nostra visuale della barca che si allontanava dalla costa e prendeva il largo ci conduceva alla così detta “posta” ovvero l’area di pesca migliore, le cui coordinate erano custodite gelosamente dai vecchi pescatori, che la tramandavano come “conoscenza” solo a pochi fidati adepti. Durante il percorso si consumava anche una merenda fugace, di solito pane farcito di melanzane o peperoni sott’olio, obbligatoriamente fatte in casa. Il companatico a base di pesce era bandito… portava male durante la pesca. Si cercava di arrivare sulla posta prima dell’imbrunire, poiché era considerato più proficuo essere tra i primi ad accendere la lampara, spiegare la vela e calare le lenze. Ci gratificava l’idea di essere gli unici in mezzo al mare, lontanissimi dalla costa. Ma appena gli occhi si adattavano al buio ci si scopriva sotto un cielo disseminato di miliardi di stelle luccicanti, esaltate dalla mancanza di luna (erano le serate ideali per la pesca!) in compagnia di decine di equipaggi rivelati appena dalle luci delle loro lampare.

Se la serata era buona, la corrente marina favorevole, il vento costante in un battibaleno il nostro secchio si colmava della preziosa pesca, i totani neri o “totani volanti”, di gran lunga più pregiati dei comuni totani rossi di profondità, che si annunciavano indomiti con uno sbuffo di acqua da cui bisognava proteggersi.

I totani, sia quello nero che il comune rosso, erano quelli più insidiati da noi pescatori, poi c’era una sottospecie, che in dialetto veniva chiamato “sinisco”, che si distingueva per una sorta di uncini sull’estremità dei tentacoli e per una consistenza più coriacea, immangiabile.

Allo stesso modo del totano nero, anche il sinisco spiccava formidabili voli sull’acqua, una sorta di cacciatore aereo, voracissimo, che non disdegna il cannibalismo. Spesso mi è capitato di recuperare la mia totanara trovandoci attaccata solo la testa del totano nero, perchè durante la cattura un sinisco lo aveva divorato.

Ė da pochi anni che i totani vengono considerati una prelibatezza, prima erano ascrivibili alla cucina povera, e i vecchi pescatori non avrebbero mai pensato di vendere ai “signori” quegli “esseri” che perfino la Bibbia dichiarava “immondi “. Così, venivano consumati in casa e, data la sua versatilità gastronomica lo si cucinava in mille, deliziosi, modi.

Il sughetto di totano impreziosiva gli spaghetti, esaltando e regalando al piatto tutto il sapore del mare.

Il totano all’insalata: tagliato a pezzetti, bollito e poi condito con olio, peperoncino e limone.

Il totano “mbuttunato” (imbottito), che col suo ripieno, fatto di pezzetti di tentacoli, pane raffermo, uova, formaggio capperi, diventava sulle nostre tavole una raffinata prelibatezza.

Ma la ricetta a me più familiare e che più di tutte rappresenta la tradizione caprese è quella dei “totani con patate”, una sorta di spezzatino di mare, insaporito dal basilico e da pochi pomodorini.

TOTANI CON PATATE

Dopo aver pulito i totani, tagliateli a rondelle, pelate le patate e tagliatele a spicchi.

In un padellone (io preferisco un tegame di coccio) mettere a rosolare un paio di spicchi di aglio in olio extravergine di oliva. A parte faccio sobbollire gli spicchi di patate per una veloce, breve pre-cottura), aggiungo sia i totani che le patate e mescolando il tutto con delicatezza faccio prendere colore. Aggiungo un mezzo bicchiere di vino bianco e faccio sfumare. Aggiungo poi i pomodorini tagliati a spicchi e mezzo bicchiere d’acqua. Man mano che cuoce, aggiungere un pochino d’acqua, in modo da tenere sia i totani che le patate sempre ben irrorati.

A cottura ultimata, aggiungo foglie fresche di basilico, spezzettate con le mani, sale e peperoncino a piacere, e servo a tavola!

Buon Appetito!

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